Il tema dell’alimentazione infantile è sempre più all’ordine del giorno, sia per le evidenze epidemiologiche già sconcertanti nella prima infanzia, sia per il ruolo che la pubblicità ancora possiede, nell’ incentivare l’acquisto di prodotti inutili dal punto di vista nutrizionale.
Spesso le mamme si trovano ad assecondare i propri figli quando chiedono merende viste in TV e associate a una sorpresa. Al contrario, dovrebbero dar loro il buon esempio su come “sopravvivere” al marketing martellante e insegnare che la salute dipende da ciò che mangiamo. Insegnare ai bambini in età scolare la regola dei 5 ingredienti in etichetta è il primo passo che ogni mamma dovrebbe fare, perché i propri figli prendano consapevolezza.
Il rapporto dello studio ‘Okkio alla Salute’ è molto esplicito e ci dovrebbe mettere in guardia dal proporre alimenti nutrizionalmente poveri. Il confronto dei risultati, dal primo studio del 2008 a quello del 2014, paiono in miglioramento ma la situazione di allarme è tutt’altro che scampata.
Conclusasi positivamente la battaglia per l’utilizzo dell’olio di palma ci si chiede con quale prodotto sia stato effettivamente sostituito e quanto realmente sia più salubre. A mio avviso si farà un grande passo avanti quando sarà possibile leggere in etichetta la presenza dei grassi trans ed in che percentuale.
Vanno considerati inoltre gli zuccheri raffinati (saccarosio in primis, ma il fruttosio non è da meno, sottoforma di HFCS – hight fructose corn syrup) aggiunti negli alimenti. In uno studio pubblicato sulla rivista American Health Association, la Dott.ssa Vos ed il suo gruppo hanno analizzato in dettaglio la letteratura scientifica sui rischi per la salute cardiovascolare di bambini e adolescenti che consumano quotidianamente alimenti con zuccheri aggiunti. La conclusione è notevolmente d’impatto: più l’alimentazione è ricca di saccarosio, più aumenta il rischio di obesità, alterazioni del livello dei grassi nel sangue, ipertensione, e diabete.
Tendenzialmente i bambini che mangiano molti alimenti sani, come frutta, verdura, cereali integrali, hanno una dieta povera di alimenti ricchi di zucchero, che sono tipicamente cibo spazzatura (junk food). La percezione del gusto è determinata dalle abitudini alimentari e può cambiare con le stesse. Chi percepisce i sapori naturali dei cibi, spesso trova sgradevoli quelli del junk food, apprezzati invece dai bambini abituati a consumare questo tipo di alimenti.
I cardiologi americani hanno quindi proposto due raccomandazioni:
– Non proporre cibi contenenti zuccheri aggiunti ai bambini fino a due anni, poichè tali cibi abituerebbero i piccoli a gusti troppo dolci e poichè sono assolutamente cibi privi di micronutrienti, non contemplati dal calcolo calorico ma necessari per il lavoro delle nostre cellule. Questo significa, da un lato evitare di aggiungere zucchero o miele (comunque sconsigliato fino all’anno di età per il rischio botulino) alle bevande ed ai cibi del bambino e dall’altro scegliere accuratamente i cibi da proporgli e per quanto riguarda gli alimenti per l’infanzia (es. omogeneizzati di frutta) meglio autoprodurli o preferire quelli senza zuccheri aggiunti.
– Dai 2 anni alla maggiore età si sconsiglia di superare la dose di 25 grammi al giorno di saccarosio (zucchero da tavola), circa 6 cucchiaini.
L’obiettivo finale della Dott.ssa Vos, pediatra ed autrice dello studio, è far rientrare gli zuccheri nell’ambito di una dieta sana ed equilibrata.
Decidere cosa mangiare, tornare ai fornelli e partire da materie prime di qualità è la conquista di una grande forma di libertà…sin da piccoli!
http://www.epicentro.iss.it/okkioallasalute/pdf2015/SINTESI_16gen.pdf http://circ.ahajournals.org/content/early/2016/08/22/CIR.0000000000000439